giovedì 25 dicembre 2008

Teatrabilità

Poter comunicare, emozionando ed emozionandosi, e poi regalare quello che si è costruito a chi ha voglia di vederlo. Nel percorso abbiamo avuto una trasformazione, in un gruppo di persone che si sente libero di esprimersi ognuno con le proprie capacità e con i propri limiti senza giudicare né sentirsi giudicati, in questo modo abbiamo tirato fuori la nostra voglia di vivere e far uscire i nostri versi, pensieri, emozioni oltre l'etichetta di disabili, diversamente abili, timidi, stressati, disturbati, strani, esagerati che sia. I genitori si accorgono del salto di qualità dei loro figli che si sono liberati dalle catene del simbolo e si sentono liberi di essere persone con un handicap ma chi non ce l'ha? E così non diamo importanza all'handicap ma all'espressione di se stessi, per esempio c'è il luogo comune dei down che sono dolci, affettuosi e carini.. ma questa è la caratteristica della sindrome di down o la caratteristica di quella persona con la sua esperienza di vita?
Si pensa troppo al sintomo, alla sindrome , al problema e c'è troppo poco spazio per la persona, noi vogliamo affrontare le sbarre della superficialità …i ragazzi con la sindrome di down sono anche aggressivi, stufi, rabbiosi di non essere accettati, non essere capiti se non con falsi abbracci caritatevoli...c'è una ragazza che si è chiusa in se stessa e attraverso la teatrabilità si è permessa di recitare la sua rabbia e anche la sua passione d'amore…si sfoga e dice posso vero? Siamo a teatro…ed ecco la recita di se stessi…..e lei commenta così: "Mi stanno attaccati, non mi lasciano vivere, io voglio vivere!
Mi piace il teatro! Quando siamo svegli dal sonno della banalità possiamo imparare giocando o creando.
Il teatro è un mezzo della mia vita, si impara crescendo insieme al gruppo per poi essere pronti ad andare nel mondo come individui..
io non sono disabile, io sono olly
E la sua mamma commenta così: "La prima risposta a cui penso riguarda le tante opportunità, evidenti e quasi ovvie, che Mb ha incontrato frequentando il vostro gruppo: il calore di una amicizia, portata avanti tanti anni , il sentirsi protagonista , in un insieme di protagonisti , il non essere costretta ad usare i suoi soliti automatismi di difesa, in risposta alla paura di richieste troppo elevate ,la possibilità di esprimere le sue risorse e potenzialità, sapendo che verranno apprezzate. Tutto questo, certo la fa sentire a suo agio, libera.
Ma c'è di più e questo riguarda direttamente me e l'immagine astratta di una figlia ideale che ha sempre guidato il mio rapportarmi con Mb: l'immagine di una "Mia Figlia", che si presentasse e apparisse , comunque , il più vicino possibile alla normalità.
Per anni ho cercato di costruire un manichino , adatto a stare nel mondo, in maniera congrua , in maniera ,appunto, Normale. Ma quando accade che mi scontro con Olli, che balla , felice, tutta la sua seduzione e il suo amore
o con la cantante del " Canto straniero", che fa vibrare le corde più intime di una disperazione, che si porta dentro da una vita, mi rendo conto allora che , malgrado me e malgrado i miei modelli, la parte più genuina , spontanea e vera di Mb è sempre viva , pronta ad aprirsi e a gridare la sua voglia di esserci .
E' così che la teatrabilità dà , finalmente, a Mb l'opportunità di essere se stessa ,
di essere , appunto, Olli."
Poi un incontro in città per bere un caffè su un disegno che ha creato "Fri" dove ha diviso i disabili dai diversamente abili e dai normali e sviluppando un dialogo e una riflessione in viale venti settembre con degli adolescenti seduti sulle panchine che stavano facendo caos passando il tempo ha detto:
"nel mondo ci sono i diversamente abili, e si dividono in meno down, down gravi, down notevoli, poi i disabili che sono quelli con handicap fisico, sedia a rotelle, ciechi, muti, sordi, stampelle ecc.. e i diversamente sani che sono così inutilmente abili che mi fanno impazzire, non mi sento capita, non mi sento libera di vivere"
E poi ragazzi con difficoltà di comunicazione e di relazione perchè altre sindromi per esempio di Williams li hanno fatti fermare mentalmente dicono gli esperti a 8 / 9 anni ma la loro esperienza di vita li ha fatto imparare altre cose, se il cervello si è fermato non è detto che tutto il cervello si sia fermato, ma solo una parte, (la chiamano cognitiva)…ma la parte di esperienza, di relazione è ben che attiva ma nessuno gli crede e li continua a considerare solamente per la loro sindrome senza mai dargli né fiducia né tantomeno responsabilità mentre sta guardando un film alla tv dove il personaggio principale rimane solo e nessuno gli crede (mentre alla fine lui avrà avuto ragione) commenta: "è come me!" in che senso ? gli chiedo: perché nessuno gli crede, come me, nessuno mi crede mai in quello che dico!". La teatrabilità gli ha dato l'opportunità di esprimersi e lui ha tirato fuori capacità mimiche attraverso le quali fa uscire le sue emozioni, gli ha dato la fiducia in sé che gli mancava, o altre persone definite tristi, socialmente sole e disadattate che dicono: "Teatrabilità è l'opportunità, il modo, l'occasione, per esprimersi, ognuno ha delle capacità ma per timidezza o mancanza di occasioni vive un po’ in letargo, vi si adagia, oppure assopisce, oppure le cose represse scaturiscono in una forma di rabbia.
Io sono timida, anche se all'apparenza non sembra e non sono assolutamente abituata a stare con le persone in modo aperto così mi abituo al modo di essere degli altri, mi faccio trascinare, vorrei credere di più in me stessa, amo il teatro e amo poter esprimermi per quello che sono, sento che questo gruppo è per me questa opportunità di allenarmi ad essere me stessa."
Non si può spiegare quello che facciamo si può solo farlo vivere, non è un attività, è attraverso lo strumento attività ( danza, canto, mimica, ballo, poesia, giochi interattivi ecc. ) viene data l'opportunità di essere se stessi partendo da quello che uno è in quel momento e partendo dal suo modo di esprimersi in quel momento, di far uscire quello che abbiamo dentro e lo teniamo per i pochi eletti, e troppo spesso le persone etichettate diverse non hanno nessun eletto a cui potersi affidare.
C'è tanta assistenza e troppa poca educazione.
Per educare bisogna avere prima il coraggio di andare oltre le etichette ed entrare nel fanciullo che è in ognuno di noi.

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